Pretendiamo “conoscenza” da parte dei cittadini, quando i loro rappresentanti sono i primi a farsi portatori di illazioni inutili e populiste:
[…] le risorse (destinate ai rifugiati) sono trasferite ai soggetti che di fatto assistono i rifugiati, dando origine a un volume d’affari che è difficile da controllare e spesso offre lo spunto per speculazioni. […]
Everest Bertoli
Non so se dichiarazioni del genere meritino denunce, ma che associazioni senza scopo di lucro quali l’ICS possano solo lontanamente pensare alla speculazione, beh penso sia quanto mai oltraggioso. Suggerisco al consigliere di passarci un paio di giornate in ufficio, così forse potrebbe capire che non c’è nemmeno il tempo per pensare al lucro e alla speculazione, oltre di base, a non esserci la volontà.
Sarebbe anche il caso di smetterla con alzare polvere sul fatto che bisognerebbe “prendersi cura degli italiani prima”. Sono d’accordo con il fatto gli italiani sono completamente abbandonati a sè stessi, ma i migranti non “rubano” risorse agli italiani; l’assistenza ai migranti è obbligatoria per accordi internazionali ed è gestita interamente dal ministero dell’interno.
Infine, a chi so chiede il perché dalle zone di guerra arrivano solo “giovani aitanti” e non famiglie bambini e anziani, consiglierei di informarsi sulle difficoltà che devono affrontare durante il viaggio e magari, un giorno, provare a parlare con uno di loro e chiedergli di raccontare la sua storia: c’è un numero “rilevante” di rifugiati a Trieste. Inoltre, giusto per chiarire, di famiglie ne arrivano, con diversi figli piccoli a carico (anche creature di pochi mesi) e donne incinte, ma non si fermano qua e continuano caparbiamente il loro viaggio verso il Nord Europa. Molti “giovani aitanti” tra l’altro hanno moglie e figli nei loro paesi con cui aspettano di ricongiungersi.
Sarebbe quantomeno corretto evitare di dare aria alla bocca senza conoscere la situazione, specialmente se si è personaggi pubblici e magari opportuno sfogliare il vocabolario e consultare la definizione della voce “integrazione” evitando invece di gettare benzina sul fuoco del malcontento.